Sopralluogo area gasometri: un pieno di verde

Dopo due anni e mezzo di richieste, finalmente martedì 9 giugno i cancelli dell’area dei gasometri di Bovisa si sono aperti per una breve visita riservata a un piccolo gruppo di persone, tra cui alcuni cittadini del nostro Comitato.

Testo Francesca Grazzini | Fotoreportage Francesco Radino
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pompa benzina dismessa

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Vi dico una cosa prima di tutto: sono entrata nella Goccia con in mano taccuino e penna, che sono rimasti inerti fino alla fine della visita. Ero incantata. È stato un viaggio in un altro pianeta che non era Milano, perché in nessun luogo della città ho mai visto una natura così rigogliosa e intatta, una continua sovrapposizione di verde diverso, dai fiori alle siepi di ogni tipo, agli ailanti e alle robinie a cespuglio fino agli alberi più bassi sormontati da alberi enormi e frondosi. Si passa attraverso strade dritte e asfaltate, anch’esse felicemente (per i miei gusti) compromesse dal verde, ai lati delle quali ci sono i fantasmi molto suggestivi delle costruzioni della fabbrica del gas. E che impressione vedere alzarsi i gasometri standoci sotto!

Io credo che le decine di persone entrate (tra le altre ricordo la agronoma Francesca Neonato, la naturalista Valentina Scaglia, Sara Costello, agronoma del Giardino degli Aromi e abitanti della zona) non possano essere rimaste insensibili di fronte a una identità di natura assolutamente unica in una metropoli! E infatti quando ci siamo spostati al Politecnico per ascoltare la relazione dell’agronomo Davide Canepa, gli interventi e le domande sono state molte. E qui apro il mio taccuino.

Canepa dice che c’è un software per catalogare i “soggetti arborei” (diametro del tronco, altezza e così via). Sono stati catalogati e identificati con 1500 cartellini altrettanti alberi (io però dentro la Goccia i cartellini non li ho visti, mah). Negli ultimi 20 anni sono nati i “figli” degli alberi esistenti fino a quel momento, che non possono essere mantenuti in quanto “in competizione” tra loro e con gli alberi più antichi. Canepa però ha anche precisato che ci sono obiettivi diversi a seconda che si abbia un approccio “naturalistico” oppure un approccio “ornamentale”, e che lui ha competenze solo in questo secondo caso. Mentre il corpo forestale dello Stato ha competenze più “naturalistiche”.

A parer mio questa questione del “naturalistico” e dell’”ornamentale” va capita bene, perché mi sembra di intuire che  faccia la differenza tra un parco, in cui magari ci sono zone non transitabili, il primo, e un giardinetto magari sicuro però educatamente in ordine, il secondo. Ha anche introdotto l’idea di sradicare alberi che si vogliono tenere per ripiantarli poi, ma un esperto che avevo di fianco mi ha confidato che è da escludere per il costo e i risultati assolutamente non garantiti. Secondo Canepa andrebbero mantenuti esemplari molto rigogliosi: bagolari, platani, pioppi e in generale il grande bosco a nord-est. E tolti invece ailanti e robinie che in qualche zona, lungo filari di platani, stanno morendo.

Gli alberi che Canepa ha censito sono stati suddivisi per classi, a seconda del loro stato di salute. In classe A non ce n’è nessuno, ma non ci sono alberi in classe A in tutta Milano. In classe B sono 122, in classe C 994, in classe D 211. B e C sono le classi della maggior parte degli alberi di Milano. E per quello che riguarda D in pratica di nuovo si tratta di lasciarli in vita, con l’accortezza di non frequentare la zona. (Alberi del lotto 1A: B 43, C 150, D 20. Alberi del lotto 1B: B 26, C 160, D 32). Ha detto che nel prossimo incontro si farà la sovrapposizione dell’area degli alberi censiti sul progetto di scavo. E ha terminato rispondendo a una domanda sulla bonifica verde: è vero, esistono essenze che, piantate a circondare l’albero, sono in grado di fissare e distruggere le sostanze inquinanti.

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