Alla fine l’hanno abbattuta: requiem per la quercia della Goccia.

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Giovedì 13 aprile 2023, l’albero più maestoso della foresta della Goccia, la vecchia Quercia che da quasi un secolo cresceva all’ombra dei gasometri, è stata abbattuta per lasciar spazio al nuovo campus del Politecnico, e con essa altri 67 alberi.
Nelle settimane passate, il Comitato la Goccia aveva cercato un dialogo con le istituzioni e il Politecnico per capire se il progetto potesse in qualche modo salvaguardarla, ma la richiesta è caduta nel vuoto, così come l’espressione della volontà dei 1700 cittadini che, in pochi giorni, hanno firmato la petizione contro il suo abbattimento.

L’immagine della Quercia abbattuta è il segno visibile di una logica di sviluppo incentrata sul cemento e sul consumo di suolo, che da troppo tempo cancella il verde dai luoghi che abitiamo e che continua a devastare quel poco che è sopravvissuto a Milano. L’unica speranza è che questa immagine serva a rilanciare con grande forza la voce e l’impegno di chi, come noi, mira ad immaginare un rapporto differente con la natura, anche in città, e si oppone al “greenwashing”

Quando sosteniamo che si tratti di “green washing” non lo facciamo a caso: se guardiamo nella sezione impatto sociale del sito del Politecnico si legge che “il Politecnico promuove la cultura dello sviluppo sostenibile in tutte le sue attività istituzionali, nella didattica e nella ricerca”.

Anche la pagina del Politecnico che presenta il progetto sull’area della Goccia riporta a grandi caratteri la citazione di Renzo Piano:

“L’essenza di questo progetto era già scritta in quel luogo. L’idea era già lì che non aspettava altro. Intanto il bosco con quegli alberi maestosi [enfasi aggiunta da noi]. Poi le tracce della fabbrica sul terreno, quegli antichi edifici a testimoniare la memoria dei luoghi e il loro DNA.”

Tali dichiarazioni si scontrano quotidianamente con una realtà diversa, in cui si identifica sempre un interesse “superiore” a cui sacrificare il verde e in cui le ragioni di chi vorrebbe preservarlo vengono liquidate come inutili o inopportune, ma soprattutto ignorate.

Il disappunto e la delusione per questa emblematica storia della Quercia e della sua fine sono cocenti, ma non ci scoraggeranno dal continuare a richiamare l’attenzione su tutte le occasione di salvaguardia del verde e, in questo caso specifico, a esigere risposte concrete alle seguenti domande:

  • Che misure compensative sono state proposte ed autorizzate a fronte del taglio dei 68 alberi?
  • Come è garantita la tutela e compensazione della biodiversità dell’area (difficilmente riproducibile ex-novo ed in tempi brevi)?
  • Come mai non è stato preso in considerazione il periodo di nidificazione degli uccelli, autorizzando il taglio oltre la data del 28 febbraio?
    • Il vigente Regolamento di Uso e Tutela del Verde pubblico e privato, all’art. 34.6 recita che “in nessun caso (eccettuate condizioni di accertata pericolosità delle piante) deve venir effettuato l’abbattimento di alberi su cui siano presenti nidi di uccelli o tane di piccoli mammiferi “abitati”, o che siano utilizzati in modo accertato come dormitorio o posatoio di specie rare o di pregio”. Considerando che la fruizione dell’area è interdetta al pubblico è esclusa la pericolosità, peraltro di 68 alberi contemporaneamente, come motivo autorizzante il taglio. In che modo è stata verificata l’assenza di nidi sulle 68 piante? È stato accertato che non vi sono tane di mammiferi? In che modo è stato autorizzato, in deroga al suddetto regolamento, il taglio delle piante?
  • Come si è espletata la funzione del garante del verde e che valutazioni ha condotto?

Comitato la Goccia

Milano, 14/04/2023

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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